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al testo di Adielle
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Gotiche prospettive di riarmo, nella fattispecie fummo lame affilate, lance e pungoli e nel momento di morire intonammo il canto degli scudi. Su cui tornare, in patria vinti. Il mesmerismo tattico di certi colpi di grazia grazia la fine di fiori di plastica. Sulla vedetta di un marmo consunto. Il cimitero dei santi, dove solo i morti conoscono la fine della guerra. E i vivi si conducono in piccoli branchi di ghiaia confusa. Le mie scuse non basteranno, pensa, nemmeno le tue. Perchè non c'è spazio per il perdono in questa matrice dove tutto appare allo stadio che puoi dire tutto e il contrario di tutto e restare comunque un eroe. Non c'è ringhio di cane che non conosca abbandono. A parte scaramucce da parco fluviale. Questo è quello che penso quando sono normale. Vorrebbero che tremassi per un non so che si trova a volte a caso conquistarmi a una fatica da schiavo di passioni primordiali ma prendere e lasciare è la mia dipendenza, il gran finale senza più dolore che non gradisce la platea. La legge universale del Karma non è uguale per tutti ma specifica per ognuno, chi decide per me le mie maledizioni? Ogni volta che non chiedo perdono. Ogni volta che sono da solo. Costruire un piccolo futuro con zampe di cui fidarsi arginando il grande vuoto che ci sta mangiando sarebbe l' azione da compiere se solo tutto questo non fosse un' allucinazione la preghiera di un astro notturno. Il sogno di un raggio di sole, la voglia del vento di fare il giro del mondo. La luce della luna quando porge l' altra guancia. La tua nuca sul cuscino mentre non riesco a dormire pensando a cosa starai pensando? E intanto il tempo passa.
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